(El-Biar, Algeria, 1930 - Parigi 2004) filosofo e saggista francese. Docente dal 1965 di storia della filosofia all’École normale supérieure di Parigi, è stato dal 1984 direttore di studi all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Ha insegnato in molte università americane, tra cui Yale. Al 1967 risalgono le prime opere importanti, caratterizzate da uno stile metaforico e spesso oscuro, molto diverso da quello della tradizione filosofica francese: La voce e il fenomeno (La voix et le phénomène, 1967); Della grammatologia (De la grammatologie, 1967); La scrittura e la differenza (L’écriture et la différence, 1967). D. riprendendo in modo personale la nozione di differenza ontologica di M. Heidegger (l’irriducibilità dell’essere agli enti o alla loro somma), ha sostenuto che l’essere è differenza, incommensurabile e irriducibile a qualsiasi forma di identità. Occorre dunque abbandonare la ricerca di un linguaggio puro e originario che consenta di cogliere l’essere nella sua pienezza: se l’essere è costituzionalmente una differenza, all’origine non ci saranno mai una presenza e una unità recuperabili attraverso la parola, ma soltanto delle tracce, dei segni. Secondo D., quindi, all’origine del linguaggio non c’è la parola detta, ma una scrittura originaria (archiscrittura). In tal modo, egli ha capovolto la gerarchia che fa della scrittura una funzione derivata dalla voce e secondaria rispetto a essa, e ha collocato al posto della metafisica una scienza della scrittura (la grammatologia). In seguito, nelle opere Margini della filosofia (Les marges de la philosophie, 1972) e Sproni. Gli stili di Nietzsche (Éperons. Les styles de Nietzsche, 1976) ha innestato nella propria riflessione sul rapporto tra strutturalismo e filosofia gli esiti del pensiero radicale otto-novecentesco. Negli anni seguenti, la sua produzione, sempre più intensa, ha recepito le ricerche talmudiche del filosofo E. Lévinas (cui nel 1997 dedicherà il volume Addio a Emmanuel Lévinas, Adieu à Emmanuel Lévinas) e ha sottoposto alla pratica della decostruzione opere filosofiche e letterarie. Glas (1974) è una meditazione parallela sull’opera di Jean Genet e quella di Hegel; Paraggi (Parages, 1986) interroga l’opera di M. Blanchot; altri lavori sono dedicati a P. Celan, a F. Ponge, a J. Joyce. La riflessione sul progetto fenomenologico ritorna in Il problema della genesi nella filosofia di Husserl (Le problème de la genèse dans la philosophie de Husserl, 1990). E mentre la ricezione del pensiero di D. si caratterizza soprattutto per l’enorme successo del tema della decostruzione presso i critici letterari statunitensi, nelle opere successive l’autore ha approfondito la dimensione etica e politica. Sul tema della differenza si inserisce la riflessione sulla nozione di fantasma e di spettralità, che rimanda all’inafferrabilità dell’oggetto e dell’altro: Psiche. Invenzioni dell’altro (Psiché. Inventions de l’autre, 1987, nt); Spettri di Marx (Spectres de Marx, 1993). Tali tematiche, che conducono a una ridiscussione dei principali fenomeni politici attuali, ritornano in Politiche dell’amicizia (Politiques de l’amitié, 1994) e Forza di legge (Force de loi, 1995) e giungono a misurarsi con la dimensione del simbolico e del sacro. In collaborazione con G. Vattimo ha curato il primo volume dell’Annuario Filosofico Europeo (1995); con A. Dufourmantelle ha pubblicato Sull’ospitalità (De l’hospitalité, 1997), nel quale disegna una geografia della «prossimità», da Antigone straniera in casa all’Europa delle grandi migrazioni. L’ultima opera, Stati canaglia (Voyous, 2003) è una riflessione sulla democrazia dopo l’11 settembre.